Visualizzazione post con etichetta storia dello yoga. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta storia dello yoga. Mostra tutti i post

martedì 9 agosto 2016

NAMASTE' MAESTRO DESIKACHAR

A 78 anni, dopo una lunga malattia ci ha lasciato Desikachar, uno dei grandi maestri di Yoga contemporanei. Figlio di T. Krishnamacharya, comunemente riconosciuto come il "padre dello yoga moderno", dopo gli studi in ingegneria ha ereditato l'arte e la pratica dello yoga proprio da suo padre, ideando dei programmi su misura che definì Viniyoga.
E' stato l'ideatore e fondatore dello Yoga Mandria Krishnamacharya (India), dove circa 1.000 studenti si recano ogni mese per imparare e studiare la pratica dello yoga. Tante sono le testimonianze dei suoi allievi, tutti lo ricordano per il suo spiccato senso dell'umorismo, per la sua semplicità e per la sua sincerità. TKV Desikachar aveva apportato delle evoluzioni all'insegnamento della disciplina dello Yoga, lui era convinto, secondo i suoi studi, che andasse insegnato in base alle esigenze individuali di ogni persona, decodificando e interpretando così tutto ciò che il padre gli aveva tramandato.

"Siamo creature dell'universo e possiamo scoprire la natura dell'universo all'interno del nostro essere" (TKV Desikachar)

Namastè Maestro


mercoledì 1 aprile 2015

Matsyendra: La leggenda del dio dei pesci

Oltre ai corsi di Yoga Aversa è sempre utile approfondire le origini dello Yoga. Conoscere anche un pò di storia, rende sicuramente più stimolante l'avvicinamento a questa antica disciplina. Di seguito la leggenda del dio dei pesci: Matsyendra.

Un'antica leggenda indiana, narra che su un'isola deserta, mentre il dio Shiva spiegava a sua moglie Parvati, i misteri e le pratiche dello Yoga, un pesce, spintosi fino alla riva, udì attentamente ogni cosa restando immobile durante l'ascolto. 

Raffigurazione di Matsyendra
Shiva, capendo che il pesce era venuto a conoscenza di tutti i segreti dello Yoga, gli spruzzò addosso dell'acqua, nell'intento di scacciarlo, ma immediatamente il pesce acquistò forma umana e si trasformo in Matsyendra (il dio dei pesci). Da allora, Matsyendra, girò l'India dedicandosi alla divulgazione delle tecniche della pratica dello Yoga.

La leggenda di Matsyendra è strettamente legata alla storia delle origini dello Yoga, addirittura si pensa che sia un personaggio realmente esistito e molto probabilmente sia stato il fondatore dell'Hatha Yoga insieme al suo allievo Goraksha. 

L'antica tradizione conferisce un'importanza particolare alla figura di questo primo maestro yogin: egli è il depositario e nello stesso tempo messaggero della disciplina dello Yoga. Ricevendo direttamente gli insegnamenti dal dio Shiva, è colui che deve trasmettendo fedelmente il cammino di salvezza spirituale che la divinità ha donato agli uomini. 

Raffigurazione della leggenda di Matsyendra
Nella tradizione indiana, mito e storia, si fondono continuamente e spesso è impossibile distinguerli. 

La leggenda di Matsyendra insegna che all'uomo è data la possibilità di rompere le catene del ciclo di nascite e rinascite, liberandosi da ogni tipo di sofferenza. 

Nonostante la parvenza, lo Yoga non è affatto una pratica religiosa, anzi esso si propone di ottenere il controllo del corpo e della mente, liberando l'uomo dagli attaccamenti, indirizzando l'energia vitale lungo canali, affinchè la vita di ognuno assuma un senso compiuto. 






A Matsyendra è particolarmente connessa una delle più diffuse asana (posizioni), descritta nello Hatha Yoga Pradipika (testo del XIV secolo): la Matsyendrasana, ovvero la posizione del pesce. 


E' una postura che tonifica la spina dorsale, rinforzando tutta la muscolatura della colonna vertebrale. Questa posizione tende anche ad equilibrare il funzionamento della tiroide, contribuendo a mantenere l'elasticità della colonna vertebrale ed accrescendo la circolazione sanguigna. Lo stiramento dell'addome stimola gli organi addominali e gli organi sessuali, diminuendo il flusso di sangue negli arti inferiori, deviandoli verso la parte bassa del bacino. E' particolarmente indicata in caso di dolori mestruali ed emorroidi. 
E' prevalentemente consigliata anche per combattere l'ansia e se praticata con assiduità può servire a contrastare asma e bronchiti.

















fonti: 
http://yogadellaconoscenza.beepworld.it/yoga.htm 
http://www.yogajournal.it/joomla/saggezza/mitiriti/item/746-goraksha-e-matsyendra.html
http://it.wikipedia.org/wiki/Matsyendra
http://it.wikipedia.org/wiki/Ardha_Matsyendrasana
http://it.wikipedia.org/wiki/Hatha_Yoga
http://it.wikipedia.org/wiki/Gorakhn%C4%81th
http://www.magnanelli.it/YogaInOccidente/02_LucchiniLaPosizioneDiMatsyendra.htm
http://www.gruppoyogaforlimpopoli.it/1/articoli_1909310.html
http://www.yoga.it/articoli/matsyasana-il-pesce/

giovedì 19 marzo 2015

Che cos'è l'Iyengar Yoga?

Lo yoga è uno dei sei Darshana, ovvero uno dei sei sistemi filosofici ortodossi indiani. Ogni darshana rappresenta un punto di vista metafisico della filosofia indiana, scaturito dalla sapienza vedica (i Veda sono un'antichissima raccolta in sanscrito di testi sacri dei popoli arii che invasero l'India intorno al XX secolo a.C.).

In realtà un Darshana non è un sistema filosofico nel senso che questo termine ha in Occidente, ma è pur sempre un sistema di affermazioni coerenti coestensibile all'esperienza umana la quale esso si sforza di interpretare nel suo insieme col fine di "liberare l'uomo dall'ignoranza".

I Darshana si differenziano tra loro non per il fatto di assumere un oggetto diverso di speculazione, ma perché "osservavano" la medesima realtà da diversi punti di vista, cioè da diverse angolature. Darshana, infatti, significa proprio vista, visione, comprensione, punto di vista, dottrina. 




Patanjali
Lo yoga è dunque uno di questi darshana e lo "Yoga Sutra" di Patanjali, l'opera più antica che tratti di yoga, è il trattato che ne sintetizza la dottrina. 
Da un punto di vista dottrinale, lo Yoga fa proprie le tematiche del Sàmkhya, un altro darshana della tradizione indù, che vede all'origine dell'Universo due polarità fondamentali e distinte: prakriti e purusha, la materia e lo spirito. Prakriti possiede tre qualità (guna): sattva, rajas, tamas, rappresentanti la tendenza ascendente e all'elevazione (sattva); la tendenza all'espansione o alla dispersione in senso orizzontale (rajas); la tendenza discendente o all'inerzia (tamas).

Quando le forze dei tre guna, tra loro antagoniste, sono in equilibrio, prakrti non produce alcuna modificazione e l'intera manifestazione riposa allo stato potenziale di germe. Quando tale equilibrio si rompe, prakriti emana l'intero Universo. Per la dottrina del Samkhya l'universo è infatti fondato su una coppia di contrari che si riflette in ogni suo aspetto: notte e giorno, caldo e freddo, uomo e donna, ecc.





Come abbiamo detto, lo Yoga fa proprie le tematiche del Samkhya, introducendo però, da una prospettiva più elevata, la divinità (Ishvara) da cui Purusha e Prakriti emanano. Benché i testi sull'argomento diffusi in Occidente siano concordi nell'affermare che yoga vuol dire "unione" (dalla radice yuj: unire, legare), non sempre però viene poi spiegato in modo chiaro il significato che tale unione comporta. Dopo quanto detto, è evidente che non è dell'unione del corpo con la mente che si tratta, ma dell'unione di prakriti e purusha nella prospettiva unitaria della divinità da cui tutto emana e che in sé concilia ogni contrasto. 



Nella sua opera, Patanjali, definisce lo yoga come yogah cittavrttinirodhah (Yoga Sutra, I, 2) che può essere tradotto come: "Lo yoga è l'arresto del turbine della coscienza" o come "Lo yoga è la cessazione delle fluttuazioni della mente", e identifica otto anga, membra o arti dello yoga, attraverso i quali si può raggiungere il fine ultimo, e cioè “l’unione suprema”.

Essi sono: 

  - Yama, i comandamenti morali universali; 
  - Niyama, l’autopurificazione con la disciplina; 
  - Asana, le posizioni; 
  - Pranayama, il controllo ritmico del respiro; 
  - Pratyahara, il controllo e l’emancipazione della mente dal dominio dei sensi e degli
    oggetti esteriori;

  - Dharana, la concentrazione; 
  - Dhyana, la meditazione; 

  - Samadhi, il raggiungimento della super-coscienza e unione con lo spirito universale. 



Quello sistemato da Patanjali rappresenta il cosiddetto “Yoga classico”. Ma a fianco di tale tipo di yoga, esistono innumerevoli forme “popolari”, asistematiche di yoga; esistono yoga non brahmanici (quello dei buddisti e quello degli jnaina) e soprattutto esistono yoga di struttura “magica”, altri di struttura “mistica”, ecc. 




In un quadro apparentemente così complesso, l'Iyengar yoga si inserisce nella tradizione dell'Hatha yoga e, più precisamente, nella tradizione di Patanjali e dello Yoga Sutra. Viene considerato, quindi, yoga classico.

B.K.S. Iyengar

Il suo “fondatore” B.K.S. Iyengar, allievo del guru Sri Tirumalai Krishnamacharya. ha fatto un grosso lavoro su se stesso, sulle posizioni e sull'effetto delle posizioni lavorando a livello degli organi, a livello dei sensi di percezione e a livello della mente. 
Ha creato, dunque, una sua corrente di asana e di pranayama conosciuta per l'attenzione che consacra all'allineamento del corpo e per il suo ampio uso dei sostegni. Iyengar ha sistematizzato, infatti, molte posizioni (asana) dello yoga classico e diverse tecniche di pranayama che vanno da un livello base ad avanzato. Questo aiuta a garantire ai praticanti di progredire gradualmente passando da posture semplici a quelle più complesse e di sviluppare mente, corpo e spirito step-by-step. 

Il fatto più importante è che questo lavoro, sugli asana e sul pranayama, conferisce una rigida stabilità al corpo e nel medesimo tempo riduce lo sforzo fisico al minimo; si regolano i processi fisiologici, e si permette in questo modo all'attenzione di occuparsi esclusivamente della parte fluida della coscienza. 

L'Iyengar yoga si differenzia dagli altri stili di hatha yoga per diversi elementi chiave e in particolare per la tecnica, le sequenze in cui le asana e gli esercizi di respirazione si praticano e i tempi. 

B.K.S. Iyengar
Riguardo alla tecnica, questo metodo è caratterizzato da una grande attenzione ai dettagli e alla messa a fuoco precisa sull'allineamento del corpo. Un principio fondamentale, infatti, è proprio l’allineamento in ogni asana, che comporta un lavoro simmetrico in tutto il corpo e crea spazio nelle articolazioni e negli organi, migliorandone la funzionalità. L'attenzione sugli allineamenti non mira semplicemente all'esecuzione corretta della posizione, ma è finalizzata allo sviluppo della consapevolezza del proprio corpo da utilizzare in tutti gli aspetti della nostra vita. 


Attrezzi e sostegni tipici dell'Iyengar yoga

Per permettere a tutti di ottenere i benefici degli asana e del pranayama, Iyengar ha introdotto, inoltre, l’uso di supporti quali coperte, cinture, mattoni, sedie, cuscini, sacchi di sabbia, ecc., che migliorano l’efficacia delle posizioni e riducono lo sforzo. Tali sostegni consentono agli studenti non solo di svolgere correttamente gli asana ma anche di diminuire il rischio di lesioni, rendendo così le posture accessibili a tutti anche a persone con gravi problemi. Iyengar, infatti, ha anche il merito di aver sviluppato l’applicazione terapeutica delle posizioni, modificando gli asana in modo che gli allievi colpiti da qualche forma di invalidità possano trarne il massimo beneficio psico-fisico. 


Altro punto fondamentale riguarda la sequenza e il modo in cui vengono combinati gli asana e gli esercizi di respirazione durante la pratica dell'Iyengar Yoga. Una corretta sequenza all'interno di una sessione di pratica gioca un ruolo importante nel raggiungimento del massimo beneficio dalla sessione. Le diverse categorie di asana, infatti, esercitano effetti diversi non solo sul corpo, ma anche sulla mente e sulle emozioni. Nessuna sequenza, quindi, sarà opportuna per ogni persona, per ogni mentalità, per ogni livello di energia, per ogni livello di esperienza, per ogni giorno. La tradizione Iyengar non dispone di sequenze standard che sono praticate da tutti; le sequenze in tale disciplina sono influenzate da molti fattori e dalle caratteristiche dei praticanti: l'età, l'esperienza, lo stato mentale e fisico in un determinato giorno, il tempo a disposizione, ecc. 
Esempio di sequenza di asanas

Altro elemento chiave dell'Iyengar Yoga è il tempo impiegato per costruire e tenere un asana o effettuare un esercizio di pranayama. Per lo sviluppo e il corretto allineamento di ogni asana è necessario un tempo che spesso in altre scuole di hatha yoga non viene dato semplicemente perché la pratica è più veloce o in movimento. Da principio l'asana è faticoso e addirittura insopportabile. Ma dopo un certo periodo di allenamento, lo sforzo nel mantenere il corpo nella medesima posizione diventa minimo. Lo sforzo deve scomparire e la posizione meditativa deve divenire naturale; solamente allora essa facilita la concentrazione. “La posizione diventa perfetta solo quando lo sforzo per realizzarla scompare, in modo che non ci sia più alcun movimento nel corpo. Del pari, si raggiunge la sua perfezione, quando lo spirito si trasforma in infinito, cioè quando esso fa dell'idea di infinito il proprio contenuto” (Vyasa, ad Yoga-Sutra, II, 47).


Le dimostrazioni visive, le istruzioni verbali e le correzioni attive da parte dell'insegnante dei disallineamenti e degli errori durante la pratica, sono altri elementi che contraddistinguono l'Iyengar Yoga e che contribuiscono a rendere tale disciplina molto sicura e precisa. 


Tutti gli elementi che abbiamo citato, in conclusione, fanno sì che nel praticante di Iyenagr Yoga si instauri o si rafforzi la relazione di tutte le parti del corpo con l'asana, dell'asana con il respiro, del respiro con la concentrazione, della concentrazione con la meditazione e della meditazione con la “unione suprema”.


“La meditazione deve cominciare con il corpo. Esso è il veicolo del Sé, che, se non è controllato nei suoi desideri, ostacola la vera meditazione.” (B.K.S. Iyengar).

B.K.S. Iyengar




sabato 7 marzo 2015

In ricordo di Yogananda


Oggi si ricorda il Guru Paramahansa Yogananda che lasciò coscientemente il corpo il 7 marzo 1952 mentre pronunciava le parole della sua poesia dedicata alla sua India. 


Poco prima di lasciare il corpo pronunciò anche queste parole: "Sembra ci sia sempre abbondanza di denaro per la guerra, che risveglia grandi sofferenze. Non abbiamo imparato molto da quest'ultime. Potremmo però tentare la possibilità, che tutti i più grandi capi e tutta la gente insieme, raccolgano un vasto fondo per bandire la povertà e l'ignoranza dalla faccia della terra.
Io lo spero! E prego affinché s'inviino aeroplani carichi di misericordia da un paese all'altro, piuttosto che aerei carichi di bombe che distruggono. Lavoriamo per la pace sulla terra come mai è stato fatto finora! Chiediamo un congresso di scienziati, ambasciatori e uomini religiosi, i quali pensino costantemente come far diventare questo mondo una casa migliore, una casa spirituale con Dio a nostra Guida".
Dopo le ultime parole della poesia "La mia India" si accasciò al suolo. Daya Mata che in seguito sarebbe diventata la sua erede spirituale si chinò a cantare l'Om all'orecchio destro come aveva insegnato loro per farlo ritornare dal samadhi, ma quello era il suo ultimo samadhi, quello più grande, si era unito al Padre.

giovedì 5 marzo 2015

Krishnamacharya: lo Yoga tra il mito e la realtà

Krishnamacharya 
Spesso considerato come una figura mitologica dell'India moderna, Sri Tirumalai Krishnamacharya riuscì a preservare lo yoga tradizionale dall’oblio verso cui lo spingevano l'induismo e la colonizzazione britannica (1756-1947), creando solide basi per la pratica dello yoga attuale: probabilmente tanti tipi di yoga al mondo, non esisterebbero senza il suo fondamentale apporto, i suoi studi e la sua dedizione alla pratica stessa. 

Scopriamo la sua storia in 10 punti. 

Krishnamacharya 
1 - VITA E ORIGINI: Krishnamacharya (1888-1989) cresce in una famiglia in cui lo yoga era una vera tradizione. Uno dei suoi antenati era Nathamuni, leggendario autore dello Yoga Rahasya. Il padre, studioso di Sanscrito ed insegnante di Veda, lo introdusse allo studio dei sacri testi e alla pratica dello yoga.  

2 - PRIMI ANNI DI STUDI: Interruppe, per un periodo, gli studi di Sanscrito, a causa della morte del padre e la famiglia fu costretta a trasferirsi a Mysore. Qui suo nonno, capo di un'università monastica Indù, riuscì a fargli riprendere gli studi. Krishnamacharya, nonostante tutto, non smise mai di praticare yoga.

3 - VIAGGIO HIMALAYA: Nel 1916 decise di andare alla ricerca di Rama Mohan Brahmachari, mitico yogi Yogeshwara. Dopo quasi tre mesi di viaggio a piedi, lo trovò in una grotta ai piedi del monte Kailash. Dopo sette anni in quel luogo, imparò profondamente la pratica dello yoga da Brahmachari. Oltre ad affinare gli aspetti più pratici (asana, pranayama e vinyasa), imparò anche a memoria diversi libri sullo yoga, concentrandosi sugli Yoga Sutras di Patanjali e in particolare sui testi dello Yoga Kuruntha/Korunta di Vamana Rishi.

Maharaja Raja Wadiyar IV
4 - RITORNO A MYSORE: Al suo ritorno dall‘Himalaya, Krishnamacharya passò diverso tempo a Varanasi entrando in contatto con diversi uomini di potere del tempo. 
Il Maharaja di Mysore, Krishna Raja Wadiyar IV, in viaggio a Varanasi lo incontrò personalmente e nacque così una profonda amicizia fra i due. Wadiyar divenne discepolo e sostenitore di Krishnamacharya, dandogli la possibilità di insegnare nel tempio di Vishnu, nel centro della città di Mysore.  Scrisse diversi libri, fra cui lo Yoga Makaranda, Yoganjali, e Yogasanalu. Inoltre fu non solo un insegnante di yoga per il Maharaja, ma anche un amico e un consigliere su diverse questioni politiche.


5 - MITO O REALTA': Krishnamacharya fece numerose dimostrazioni di yoga per il pubblico e per i ricchi signori del periodo. Tra le altre cose, si dice abbia volontariamente arrestato il suo battito cardiaco, fermato delle auto con le sue sole mani e spostato dei pesi con i suoi denti. Ancora oggi i video che mostrano la pratica Asana-Vinyasa destano stupore. 

6 - LA FINE DI UN'ERA: Oltre al Maharaja, furono tanti gli allievi di quel periodo, che hanno poi dato un importante apporto alla pratica dello yoga: Sri K. Pattabhi Jois, BNS Iyengar, BKS Iyengar e Indra Devi (prima donna ammessa come allieva nella scuola di Krishnamacharya). Con la fine del periodo coloniale, i Maharaja persero il loro potere. Krishna Raja Wadiyar IV morì e presto il sindaco di Mysore ordinò la chiusura della scuola.


7 - TRASFERIMENTO A CHENNAI: Dopo Mysore, visse due anni a Bangalore, prima di essere invitato ad andare a Chennai, da un noto avvocato, che chiese il suo aiuto dopo aver avuto un ictus. Lì insegnò la pratica dello yoga ai suoi figli TK Srinivasan, TKV Desikachar e TK Sribhashyam. Nel 1985, all’età di 96 anni, cadde rimanendo gravemente ferito, rifiutò di farsi operare e si curò praticando yoga. Praticò ed insegnò fino alla sua morte, nel 1989. Aveva 100 anni e la sua mente rimase lucida fino alla fine.


8 - PRECURSORE DELLO YOGA MODERNO: Krishnamacharya ha costruito il ponte, sul quale lo yoga ha iniziato il suo percorso dal passato fino al presente. Nonostante le resistenze del suo tempo, egli è riuscito a far apprezzare lo yoga come un prezioso tesoro per l’umanità. La sua pratica era allo stesso tempo tradizionale ma innovativa: conservare le antiche tradizioni, pur attraversando arditamente confini. 

9 - YOGA SVELATO AL MONDO: Fu il primo ad insegnare a uomini e donne occidentali, e per questo attirò le critiche dei tradizionalisti del suo tempo. Nonostante la saggezza dello yoga era stata praticata in segreto sin dall’antichità, divenne di interesse mondiale solo grazie alle sue dimostrazioni. Le sue asanas e pranayama sono rimaste leggendarie. 

10 - YOGA PER LA PERSONA: Lo yoga che Krishnamacharya insegnava teneva sempre in conto il singolo individuo con le sue proprie caratteristiche specifiche. Sistematicamente e progressivamente la pratica sviluppata veniva adattata al singolo studente. Il suo yoga era volto a riconoscere la persona come un tutto e ad assisterla nel suo sviluppo personale. La salute fisica e la crescita erano parti uguali dello stesso obiettivo. Attraverso una pratica personalizzata, Krishnamacharya poté anche ottenere incredibili rimedi per diverse malattie.

fonte: http://it.ashtangayoga.info


"Il seme dello yoga si manifesta diversamente. In ciascuna persona". 
(Shri T. Krishnamacharya)







mercoledì 4 marzo 2015

Yoga: un pò di storia

La parola "yoga" deriva dalla radice linguistica indoeuropea "yuj", che significa "unire, domare". Dalla stessa radice hanno origine anche i termini "giogo, aggiogare".
Lo yoga infatti si prefigge di domare corpo e mente e di indurli a unire le loro forze per realizzare la persona che veramente siamo con tutte le sue potenzialità. 

Lo yoga nasce in India e la sua storia è strettamente legata alla civiltà indiana.
Le testimonianze più antiche, datate 2000 a.C. vengono fatte risalire ai reperti archeologici dei siti di Harappa e Mohenjo Daro (nell'attuale Pakistan). In questi antichi insediamenti sono stati ritrovati dei "sigilli" di utilizzo controverso, rappresentanti divinità o figure ascetiche in posizione seduta da meditazione.

Le prime chiare elaborazioni dello yoga compaiono in antichi testi, le Upanishadrisalenti al VII secolo a.C. Troviamo qui descritte esperienze di stati di meditazione o di concentrazione sul respiro che daranno vita a una concezione mistica del rapporto tra corpo, mente e respiro.

In seguito tutta la letteratura spirituale indiana rimarrà influenzata dallo yoga, disciplina che ricerca l'unione in tutto ciò che può essere unito, corpo e mente, essere umano e universo, umano e divino, per raggiungere uno stato di pienezza, di felicità o di liberazione.

All'inizio dell'era cristiana il testo fondamentale che dà allo yoga la sua struttura classica sono gli Yoga Sutra di Patanjali. 

Maharishi Patanjali

Gli Yoga Sutra propongono un percorso di trasformazione dell'essere umano che si articola in otto livelli o "membra", incentrati prevalentemente sulla meditazione e la ricerca della libertà dalla sofferenza esistenziale.

Successivamente nel periodo medioevale la letteratura tantrica influenza la pratica dello yoga con aspetti più simbolici e legati all'energia. Aspetti che troviamo nella Hatha Yoga Pradipika, la Gheranda Samhita e la Shiva Samhita, datate XV secolo d.C., insieme ad una esposizione più tecnica delle principali pratichedell'Hatha Yoga.

Le diverse tradizioni dello yoga che si sono evolute attraverso i secoli hanno superato i confini geografici e culturali dell'India invadendo l'Occidente.
Grandi maestri d'importanza mondiale si sono succeduti: alcuni proponendosi come vere e proprie "guide spirituali", altri più semplicemente suggerendo uno stile di vita consapevole e la ricerca di un benessere psicofisico.
Fondamentale nell'insegnamento dello yoga resta soprattutto oggi la fedeltà alle origini e ai testi della tradizione, nel rispetto delle esigenze pratiche dell'essere umano che vive in Occidente.
Qualunque siano le aspettative e l'approccio con cui ci si avvicina allo yoga, la pratica dello yoga può veramente aiutare a ritrovare equilibrio fisico e mentale per vivere in armonia con sè stessi e con il mondo.

domenica 1 marzo 2015

Yoga: Cenni Storici

La parola "yoga" deriva dalla radice linguistica indoeuropea "yuj", che significa "unire, domare". Dalla stessa radice hanno origine anche i termini "giogo, aggiogare".
Lo yoga infatti si prefigge di domare corpo e mente e di indurli a unire le loro forze per realizzare la persona che veramente siamo con tutte le sue potenzialità. 

Lo yoga nasce in India e la sua storia è strettamente legata alla civiltà indiana.
Le testimonianze più antiche, datate 2000 a.C. vengono fatte risalire ai reperti archeologici dei siti di Harappa e Mohenjo Daro (nell'attuale Pakistan). In questi antichi insediamenti sono stati ritrovati dei "sigilli" di utilizzo controverso, rappresentanti divinità o figure ascetiche in posizione seduta da meditazione.

Le prime chiare elaborazioni dello yoga compaiono in antichi testi, le Upanishad, risalenti al VII secolo a.C. Troviamo qui descritte esperienze di stati di meditazione o di concentrazione sul respiro che daranno vita a una concezione mistica del rapporto tra corpo, mente e respiro.

In seguito tutta la letteratura spirituale indiana rimarrà influenzata dallo yoga, disciplina che ricerca l'unione in tutto ciò che può essere unito, corpo e mente, essere umano e universo, umano e divino, per raggiungere uno stato di pienezza, di felicità o di liberazione.

All'inizio dell'era cristiana il testo fondamentale che dà allo yoga la sua struttura classica sono gli Yoga Sutra di Patanjali. Gli Yoga Sutra propongono un percorso di trasformazione dell'essere umano che si articola in otto livelli o "membra", incentrati prevalentemente sulla meditazione e la ricerca della libertà dalla sofferenza esistenziale.

Successivamente nel periodo medioevale la letteratura tantrica influenza la pratica dello yoga con aspetti più simbolici e legati all'energia. Aspetti che troviamo nella Hatha Yoga Pradipika, la Gheranda Samhita e la Shiva Samhita, datate XV secolo d.C., insieme ad una esposizione più tecnica delle principali pratiche dell'Hatha Yoga.

Le diverse tradizioni dello yoga che si sono evolute attraverso i secoli hanno superato i confini geografici e culturali dell'India invadendo l'Occidente.
Grandi maestri d'importanza mondiale si sono succeduti: alcuni proponendosi come vere e proprie "guide spirituali", altri più semplicemente suggerendo uno stile di vita consapevole e la ricerca di un benessere psicofisico.
Fondamentale nell'insegnamento dello yoga resta soprattutto oggi la fedeltà alle origini e ai testi della tradizione, nel rispetto delle esigenze pratiche dell'essere umano che vive in Occidente.
Qualunque siano le aspettative e l'approccio con cui ci si avvicina allo yoga, la pratica dello yoga può veramente aiutare a ritrovare equilibrio fisico e mentale per vivere in armonia con sè stessi e con il mondo.

http://www.yoga.it/

http://www.thesecretsofyoga.com/
http://www.kym.org/
http://www.bksiyengar.com/
http://kpjayi.org/
http://www.swamisatchidananda.org/